“Siamo noi a creare la storia con la nostra osservazione, e non la storia a creare noi.”
Stephen Hawking
L'Assemblea Legislativa dichiara guerra all'Austria e alla PrussiaNell’aprile del 1792 una nuova Assemblea, l’Assemblea Legislativa, dichiarava guerra all’Austria e alla Prussia, colpevoli secondo i francesi di ospitare esuli che stavano organizzando una controrivoluzione. I membri più radicali dell’Assemblea, Giacobini e Cordiglieri, nutrivano la speranza di poter diffondere attraverso tutta l’Europa le idee della rivoluzione.
Sul fronte interno, però, la crisi era aperta: il 1’ agosto
del 1792 una rivolta popolare, comandata dai Giacobini più estremisti,
assalta la residenza reale di Parigi ed arresta il re e tutta la sua
famiglia. Per tutto il mese di agosto continueranno ad esserci
ondate di violenza, in cui chiunque venisse anche soltanto sospettato di
essere contrario alla Rivoluzione Francese poteva essere giustiziato.
Viene proclamata la Prima Repubblica francese, il 25 settembre del 1792L’Assemblea Legislativa a questo punto viene rimpiazzata dalla Convenzione Nazionale, che proclama l’abolizione della monarchia. Il 25 settembre del 1792 viene proclamata la Repubblica Francese. Il 21 gennaio del 1793 Luigi XVI viene condannato a morte per alto tradimento: sia lui che sua moglie, Maria Antonietta, verranno ghigliottinati.
I Giacobini hanno il controllo della Convenzione NazionaleNel giugno del 1793 i Giacobini assumono il controllo della Convenzione Nazionale, estromettendo i più moderati Girondini, ed istituendo una serie di misure radicali, tra cui l’istituzione di un nuovo calendario (oltre che del sistema metrico decimale in vigore ancora oggi), e la totale eradicazione del cristianesimo, che veniva sostituito da una vera e propria sacralità pubblica, o religione di stato.
Tra i numerosi aspetti macabri e grotteschi della Rivoluzione Francese, il diffondersi di una moda che ne enfatizzava, senza alcun riguardo per la sofferenza delle vittime, i lati più cruenti, fu senza dubbio uno dei più appariscenti e riprovevoli.
In particolare nei tremendi mesi del Terrore, ghigliottine in miniatura sbocciavano come fiori: come pendenti alle orecchie di fanciulle e signore, disegnate su giacche e vestiti, addirittura sulle insegne di esercizi commerciali a lei intitolati (era pieno di ristoranti, birrerie e negozi “alla ghigliottina”).
La moda rivoluzionaria influenzò anche le acconciature, che spesso venivano realizzate con i capelli veri delle vittime del “rasoio nazionale“;Parigi divenne tutta un pullulare di teste bionde, quasi bianche, che in realtà erano parrucche realizzate, appunto, con le capigliature delle teste mozzate sul patibolo.
Persino i capelli del re Luigi XVI furono venduti a ciocche, senza alcun riguardo, il giorno stesso della sua esecuzione, il 21 Gennaio del 1793.
Come sempre accade in questi casi, la massiccia richiesta di capelli delle vittime portò alla nascita di un fiorente mercato, che si arrestò solo quando lo Stato decise di abolire l’uso delle parrucche, non certo per ragioni umanitarie o di buon gusto, ma perché preoccupato che tale usanza dipendesse, in realtà, da un senso di nostalgia e di lutto impossibilitato ad esprimersi in altre maniere
27 Luglio 1794: con l’esecuzione di Robespierre e dei suoi più stretti collaboratori termina il Terrore
Viene detto Regime del Terrore o semplicemente Terrore il periodo più cupo e cruento della Rivoluzione Francese, che ebbe inizio nel Luglio 1793 e terminò nel Luglio 1794, precisamente il giorno 27, con l’esecuzione di Maximilien Robespierre e dei suoi più stretti seguaci e collaboratori, tra i quali Louis Saint-Just e Georges Couthon.
Un periodo temporalmente breve, ma che condusse alla morte un numero impressionante di persone, nella stragrande maggioranza dei casi innocenti, a causa della brutale ed indiscriminata politica di repressione attuata dai membri del Comitato di Salute Pubblica.
Ma quanti furono i ghigliottinati in quell’anno tremendo?
Le cifre sono a dir poco raccapriccianti.
Una stima precisa è, per ovvie ragioni, impossibile, ma in base a quanto riportato dalle fonti e dalla documentazione in nostro possesso, si calcola che si arrivò a giustiziare, nella sola Parigi, fino a 3000 vittime in un mese, che mediamente fanno 100 al giorno.
Testimoni oculari narrano di una città divenuta invivibile, impregnata dell’acre odore di sangue nell’aria e nelle strade, che all’epoca sterrate, tendevano a trattenerlo e ad assorbirlo
Una dama allo specchio. L’uso della cipria venne vietato durante la Rivoluzione Francese
Ad ogni epoca la sua moda.
Sotto questo punto di vista la Rivoluzione Francese viene ricordata come un periodo nel quale si diffusero i pantaloni, i capelli corti ed anche certi divieti, che a noi possono apparire quanto meno un po’ bizzarri.
Tra questi, tanto per menzionarne uno, quello di non adoperare più la cipria, che invece fino ad allora aveva avuto un utilizzo quasi maniacale sia per perfezionare il volto che per sbiancare le parrucche
La motivazione della decisione era, ovviamente, di tipo politico: la cipria era un prodotto “antisociale”, in quanto per realizzarla veniva impiegata la farina, che in tal modo veniva “sottratta al popolo”
Considerata come uno degli eventi cardine della storia europea, la Rivoluzione francese ha segnato un periodo di immensi cambiamenti che ancora rendono il paese unico al mondo per cultura e sistema politico.
La Rivoluzione francese (anche denominata Prima Rivoluzione francese per differenziarla da altre rivoluzioni avvenute nel Paese) fu un evento contraddistinto da lotte politiche, culturali e socio-economiche avvenute in Francia nel decennio 1789-1799.
Il panorama politico e sociale precedente alla Rivoluzione francese vedeva uno Stato indebolito politicamente dalla guerra coloniale anglo-francese (1754-1763) ed economicamente per via dei prestiti alle colonie americane in lotta per l’indipendenza (1775-1783).
L’ascesa al trono del Re Luigi XVI nel 1774 e la nomina di Anne-Robert-Jacques Turgot come gestore dell’economia reale portarono a delle riforme amministrative con il fine di controllare le spese statali. Sia Turgot che il suo successore, lo statista Jacques Necker, furono duramente opposti dalle classi nobiliari e dal clero. In particolare Necker, che pubblicò i registri economici rivelatori degli esosi costi del mantenimento dei privilegi nobiliari e clericali.
La situazione di instabilità politica regnante in Francia portò alla riunione degli Stati Generali
composta da rappresentanti dei nobili, del clero e del terzo stato
(borghesi, commercianti, artigiani, proletari e contadini), e alle
successive elezioni nazionali nell’anno 1788. Le elezioni videro la
riammissione di Necker come controllore finanziario che – approfittando
della campagna illuminista in voga e dell’eliminazione della censura –
fece richiesta di inserire negli Stati generali più rappresentanti del
terzo stato che andassero ad eguagliare il numero di rappresentanti di
clero e nobiltà che facendo fronte comune fino ad allora avevano sempre
la maggioranza.
Il 5 maggio 1789 fu stabilita una riunione degli Stati generali a Versailles. In questa assemblea vi fu una forte opposizione della monarchia, che sosteneva il primo e secondo stato, alle richieste di riforme elettorali della maggioranza (il terzo stato).
Un mese e mezzo dopo la riunione, i rappresentanti del terzo stato Emmanuel-Joseph-Sieyès e Honoré-Gabriel de Mirabeau formarono un’Assemblea Nazionale allo scopo di gestire gli affari legali e finanziari, andando contro ai privilegi clericali e nobiliari. L’Assemblea vide tuttavia alcuni membri del primo e secondo stato unirsi ad essa, a causa di disaccordi interni tra questi gruppi un tempo uniti.
L’Assemblea fu ben accolta dal terzo stato, che godeva ora di sussidi economici e più trasparenti misure amministrative. Tuttavia, le tensioni tra l’Assemblea Nazionale e Re Luigi XVI continuarono, soprattutto in materia di rimozione delle truppe straniere fedeli al Re. Molte furono le richieste non soddisfatte da parte del monarca, al quale iniziava ad opporsi anche il consigliere finanziario di corte Necker, attratto dalle idee illuministe dell’Assemblea.
Di conseguenza i cittadini instaurarono un clima di ribellione contro la monarchia, dando fuoco alle istituzioni e saccheggiando i magazzini per le provviste di cibo come lotta contro gli alti prezzi sulle razioni imposti dal Re. Questo culminò con la presa da parte del popolo della fortezza della Bastiglia in data 14 luglio 1789, che distruggeva uno dei simboli del potere monarchico. Il Re decise di collaborare con l’Assemblea, sebbene non realizzasse il grande potere rivoluzionario ormai creatosi a Parigi ed in tutta la nazione.
Nell’Agosto dello stesso anno il Re si trovò costretto a firmare la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino che – secondo le idee illuministe dell’epoca – sanciva le leggi di base del rispetto dell’individuo ed eliminava il sistema feudale precedentemente utilizzato dalla monarchia. La Francia restava una monarchia, ma era governata di fatto dall’Assemblea Nazionale.
Nel 1791 il crescente disappunto verso il Re portò la famiglia reale ad una fuga senza successo. Venne conseguentemente creata una divisione dei poteri e la presenza di una monarchia dai poteri quanto più limitati, che venne del tutto a scomparire con la proclamazione della Prima Repubblica francese nell’anno 1792. Il re, processato per alto tradimento e condannato a morte, fu decapitato con la ghigliottina il 21 gennaio del 1793. Pochi mesi dopo, in ottobre, la stessa sorte toccò alla regina Maria Antoinetta.
Il periodo successivo fu guidato da Robespierre, che
inserì un calmiere sul prezzo dei prodotti alimentari, arruolò un nuovo
esercito e si occupò della repressione degli avversari politici
antirivoluzionari. Il 27 luglio 1794 Robespierre e i suoi collaboratori
vennero arrestati e a loro volta, arrestati e ghigliottinati senza
processo per portare al potere l’ala politica più moderata della rivoluzione.
Gli anni successivi videro il governo di Parigi appoggiare i moti rivoluzionari contro le monarchie assolute in Europa. A comando di queste spedizioni, tra cui quella in Italia, vi fu Napoleone Bonaparte che, rientrato in Francia, con un colpo di Stato militare nel 1799 si attribuì pieno poteri sancendo la fine della Rivoluzione Francese. Le idee della Rivoluzione non si fermarono qui, ma portarono a un’ondata di cambiamento che cambiò la storia del continente a favore dei diritti dei popoli.
Questo decennio fu caratterizzato da tante svolte sociali come il principio di uguaglianza (sociale e fiscale), l’abolizione della schiavitù, della tortura, dei “reati immaginari” (omosessualità, eresia, stregoneria, …) e della religione di stato.